giovedì 16 dicembre 2010

ARTE 29



Torniamo ancora sul caso del murale che il Moca di Los Angeles ha commissionato a Blu, per poi farlo ricoprire in meno di 24 ore. Jeffrey Deitch, direttore del museo californiano, ha una galleria (Deitch Gallery) a New York e nel settembre 2009 aveva chiamato Blu a dipingere nello spazio Deitch Studios a Long Island City (NY). Ne era uscito un pezzo davvero interessante, di cui vi ripropongo qui sopra il video in timelapse.
Per il murale di Los Angeles i due si dovevano incontrare, ma, vuoi per un ritardo dello street artist italiano, vuoi per la concomitanza con Art Basel, che ha portato tutto lo staff del Moca a Miami, l’incontro non c’è stato. Blu così, arrivato ad LA, si è messo a dipingere, come è abituato a fare e nessuno gli ha chiesto di presentare un bozzetto di quello che sarebbe andato a realizzare. A questo punto la domanda sorge spontanea: ma Deitch non poteva delegare una persona fidata, uno dello staff, per supervisionare al lavoro di Blu? Molto probabilmente il direttore ’si è fidato’, salvo poi ricredersi giudicando l’opera “inappropriata e potenzialmente offensiva”.
Oggi il Los Angeles Times e altri giornali americani hanno riportato le dichiarazioni di Shepard Fairey sul caso. Anzitutto bisogna specificare che Mr Deitch è da sempre curatore e gallerista di Obey ed i due devono gran parte delle reciproche fortune al rispettivo lavoro. Ecco cosa dice Fairey:

“Io non sono un fan della censura ed è per questo che io e molti altri artisti abbiamo scelto di impegnarci nella street art, è democratica e non sottosta alle regole della burocrazia. Tuttavia, un museo è un contesto diverso, con altre preoccupazioni. Potrebbe essere pericoloso, per un istituto rispettato come il Moca, che sta preparando una mostra sul mondo della street art e dei graffiti, venire sabotato dalla protesta pubblica, antagonista e insensibile nei confronti dei murales di Blu. Gia i graffiti rappresentano una questione abbastanza controversa di per sé. La situazione è spiacevole, ma capisco la decisione del Moca. A volte penso che sia meglio prendere la strada maestra, anche se poi si perde una battaglia, ma continuare a spingere per vincere la guerra”.

Per certi versi il discorso di Fairey non fa una piega. Ma a ben vedere ci sono dei punti oscuri. Hi ha detto che il pubblico era insensibile nei confronti del murale di Blu. Qualcuno l’ha sentito? Il parere della comunità locale e della comunità degli esperti d’arte è stato ignorato. In questo modo si è evitata la discussione sul nascere, di fatto censurando il dibattito pubblico sul pezzo di Blu, sulla necessità delle guerre preventive americane in giro per il mondo. Sinceramente, questo non mi sembra prendere la strada maestra.

(Fonte: Artsblog)
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